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CH. KARNOVANDA'S AKKALA
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Quando vedemmo Akky per la prima volta non potemmo non notare quanto fosse tipicamente Innisfree, risaltava ancora di più lui, bianco e nero, nel branco di Karnovanda's grigi chiari di Edith. Aveva cinque anni, non era ancora campione. Presentato da giovane, ancora immaturo, aveva collezionato un CACIB, qualche CAC ed un sacco di riserve. Troppo Innisfree per i gusti di Edith era stato ben presto ritirato dagli Show e usato come riproduttore e durante l'inverno come team dog in un centro sleddog. Aveva in entrambi i casi dimostrato buone doti dando bei figli e lavorando sodo per far girare i turisti. Ci balenò l'idea di usarlo come riproduttore perché era il primo, tra i figli di Innisfree's Fire and Frost arrivati in Europa, che raccoglieva in se tutte quelle caratteristiche che noi cerchiamo nei riproduttori. Fu così che nel gennaio del 1998 Akky arrivò in Italia in stazione di monta. Il fisso mensile concordato per averlo da noi era un po' salato, ma contavamo di tenerlo al massimo un paio di mesi per poi rispedirlo a casa. Akky mostrò subito il suo carattere eccezionale, festoso e giocherellone con noi e con nostra figlia, che allora aveva solo due anni, altero e riservato con gli altri cani del nostro branco da cui si fece subito rispettare senza mia però essere dominante. Pulitissimo non sporcava mai nel box e una volta che non poté farne a meno Barbara lo trovò intento a tirare con la bocca gli angoli del foglio di quotidiano dove aveva sporcato, rimase ad osservarlo e lui continuò il suo lavoro finché non fece un bel pacchetto, molto simile a quelli che vedeva fare a noi quando la mattina puliamo i box. Dopo appena una settimana dal suo arrivo le femmine erano pronte e facemmo due accoppiamenti. Tutto sembrava andare per il meglio ma quattordici giorni prima della data di termine gravidanza la prima cagna ebbe un parto prematuro, perdemmo subito tre dei sette cuccioli e gli altri quattro si spensero ad uno ad uno nei dieci giorni successivi, erano troppo piccoli, ci aveva detto il veterinario e le probabilità di salvarli erano pressoché nulle. Quasi come un segno del destino perdemmo, per complicazioni di parto, anche l'unico cucciolo della seconda cucciolata. Non ci era mai successo e fu un duro colpo per noi. Uno dei cuccioli fu anche mandato a Brescia per un'accurata autopsia nel tentativo di capire cosa fosse successo ma non risultò nulla di anomalo. Cosa fare adesso con Akky? Volevamo ripetere gli accoppiamenti ma tenerlo con noi altri sei mesi era troppo costoso, anche perché naturalmente nessuno si era fatto vedere per usarlo malgrado noi lo avessimo pubblicizzato. Decidemmo di telefonare a Edith per cercare un accordo. Visto l'accaduto Edith si dimostrò comprensiva, Akky poteva restare, noi avremmo pagato i primi due mesi e le eventuali monte a seguire, inoltre, per valorizzare e pubblicizzare il cane lo avremmo presentato a qualche esposizione in Italia. Akky cominciò così a viaggiare con noi, e grazie al suo carattere malleabile pur addestrato in USA per gli Show, si abituò subito al nostro modo di presentarlo e arrivarono presto i primi successi. I mesi volarono e venne il tempo di riportarlo in Austria, sentivamo che ci sarebbe mancato, ma tenerlo sarebbe stata una pazzia. La cifra chiesta da Edith era per noi pressoché improponibile mancando in più un qualsiasi ritorno poiché nessuno lo chiedeva per le monte. Ma una mattina d'autunno, fresca ma con un bel sole, cosa rara da queste parti, Maurizio andò ad aprire il suo box e lui gli fece una lunga "chiacchierata" scodinzolando, proprio come fa il nostro leader, sembrava dicesse "vedi è ora di cominciare a correre". Guardandolo capimmo che non se ne sarebbe più andato. In fondo pazzie da quando abbiamo conosciuto i Siberians ne abbiamo fatte tante, quella sarebbe stata solo una in più. Akky divenne nostro. Maurizio non vedeva l'ora di cominciare ad allenarlo e a correre con il nostro team, ma una dura prova ci aspettava. Come tutti gli anni fu potata la siepe che delimita il giardino ad est, Akky non abituato ci si infilò come sempre di gran carriera e si piantò un ramo appuntito in un occhio. Lo portammo immediatamente dal veterinario che ci prescrisse una cura affermando che non sembrava una cosa molto grave, il cane però non reagiva alla cura e dopo una settimana fu necessaria una prima operazione per salvargli l'occhio, purtroppo anche questa non diede il risultato sperato e dovemmo intervenire una seconda volta, fu un'operazione lunga durante la quale Akky ebbe un arresto cardiocircolatorio che ci fece temere il peggio, per fortuna superò anche questo. Le cure che seguirono non furono facili né per noi né per lui che le sopportò con una calma incredibile, rinchiuso per un mese in uno stretto trasportino dal quale poteva uscire solo al guinzaglio per sporcare, dato che si doveva evitare che i vari cateteri che sporgevano dalle palpebre che gli erano state cucite potessero sbattere contro qualcosa. Quando gli riaprirono le palpebre l'occhio sembrava una pallina di carne macinata e nonostante il cauto ottimismo dei medici della clinica universitaria di Bologna, dove era stato operato, non avremo scommesso cento lire su di lui. E invece dopo altri due mesi di cure l'occhio ritornò a posto. Non ci sembrava vero di rivederlo correre in giardino contento di vivere come solo lui sa essere. Riprendemmo anche il campionato e malgrado lo presentassimo come "riserva" finì in poche esposizioni conquistando anche un bel BOB alla speciale di Empoli del 1999. Nell'inverno del 1999/2000 ha corso nel nostro team ed è anche grazie a lui che Maurizio si è qualificato per rappresentare l'Italia ai Mondiali sprint di sleddog. Oggi Akky ha otto anni ed ha cominciato la sua carriera di veterano.

Maurizo e Barbara All.to della Farha